Gomito del tennista (epicondilite): sintomi, cura, esercizi
Il dolore al gomito può avere diverse ragioni, ma spesso viene associato ai termini medici di epicondilite e di epitrocleite a seconda della zona colpita dalla sintomatologia. Il caso specifico dell’epicondilite rappresenta un disturbo muscolo-scheletrico molto diffuso in persone di età compresa tra i 35-50aa che svolgono lavori caratterizzati da movimenti ripetitivi di prensione e di estensione del polso. Per il tipo di muscolatura coinvolta l’epicondilite viene denominata anche come la sindrome del “Gomito del tennista” ma, nonostante il nome, si stima che il 95% dei pazienti che soffrono di questo tipo di dolore al gomito non rientra nella categoria dei tennisti. Infatti, il gruppo di muscoli estensori del polso viene reclutato anche in attività più sedentarie caratterizzate dall’utilizzo del mouse o in tutte le attività lavorative o sportive che richiedono movimenti ripetitivi di mano e polso.
Definizione:
L’epicondilite è un’infiammazione dei tendini dei muscoli del polso e della mano che si inseriscono sul lato esterno del gomito (epicondilo laterale dell’omero).
Cause:
Nonostante l’ampia letteratura esistente sull’argomento non è ancora del tutto chiaro il meccanismo e le cause che stanno dietro questo tipo di dolore al gomito. Si ipotizza che il ripetuto utilizzo della muscolatura estensoria del polso e delle dita, abbinato a un’alterazione della risposta microvascolare locale, possano predisporre il terreno ideale per l’insorgenza della sindrome del gomito del tennista.
Sintomi:
In genere l’insorgenza è graduale e si aggrava nel corso delle settimane e dei mesi:
- Dolore nella parte esterna del gomito;
- Debolezza e dolore nella presa di oggetti relativamente pesanti (esempio: spostare una sedia prima di sedersi o aprire un barattolo);
- Flogosi (o gonfiore) nella zona dolente;
I sintomi hanno una durata che può variare da 6 mesi a 2 anni, per cui la sindrome del gomito del tennista rientra nella grande famiglia di patologie muscolo-scheletriche croniche portando con sé tutta una serie di ripercussioni neurologiche per la centralina che elabora delle informazioni dolorifiche, ovvero il sistema nervoso (vedi link dolore cronico).
Approccio dell’Osteopata:
L’osteopata approccia il paziente affetto da diagnosi di epicondilite seguendo una logica anamnestica in modo da ricondurre la comparsa della sintomatologia a una causa o un’abitudine scorretta. Le fasi valutativa e di trattamento si concentrano sull’articolazione del gomito e su tutte le strutture direttamente correlate in modo da migliorare la comunicazione tessutale locale stimolando il meccanismo di “autoguarigione”. Il gomito, infatti, risente della biomeccanica delle articolazioni adiacenti di mano e spalla per cui sarà necessario considerarle all’interno dell’approccio. Sarà importante, inoltre, considerare anche quelle strutture come la colonna vertebrale che solo apparentemente non hanno legami con l’articolazione del gomito, mentre in realtà possono influenzare positivamente i meccanismi neurofisiologici alla base della sensazione dolorifica cronica.
Consigli:
Vista la natura del disturbo sarà indispensabile istruire il paziente per ottimizzare la gestione sia del dolore, sia dei movimenti che lo esacerbano. Una postura più ergonomica in ufficio, il rinforzo della muscolatura profonda della spalla, la dimensione dell’impugnatura della racchetta e una tecnica di imprecisa nel “rovescio” tennistico sono solo alcuni degli esempi di come piccoli accorgimenti possono aiutare l’efficacia a lungo termine del trattamento osteopatico.
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